sabato 24 novembre 2018

Blogtour 'Figlie di una nuova era'| L'uomo nei confronti della donna: padrone ieri...omicida oggi...'

Buongiorno lettori e buon sabato. Sono onorata di poter condividere con voi le impressioni e le riflessioni che mi ha suscitato il nuovo libro edito dalla Fazi, 'Figlie di una nuova era'. 
Oggi, in particolare, trattiamo un tema molto importante proprio a ridosso della giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Analizzeremo insieme il comportamento dell'uomo, nei secoli padrone e ora omicida. 


Per chi non lo sapesse, sono una laureanda in Giurisprudenza: per questo motivo, ho sentito fortemente come mio il problema del femminicidio, nella maggior parte dei casi opera di mariti, partner e compagni e la mia tesi è interamente dedicata a questo fenomeno, innegabilmente legato alla nostra società e alla nostra cultura. 

Vorrei partire da una considerazione di natura fattuale.
L'omicidio della donna, la violenza, gli atti persecutori perpetrati ai suoi danni rappresentano un climax di violenza che deve e può essere fermato solo attraverso la cultura. 
Le sanzioni presenti nell'ordinamento, che sono tante e puntuali, hanno una natura mista, per lo più preventiva ed educativa. 
Esse possono funzionare solo se siamo disposti a cambiare le nostre opinioni e aprire le menti.  
Se guardiamo indietro nel tempo, l'uomo era considerato mentalmente e fisicamente superiore. La donna, essere incapace ( soprattutto giuridicamente) , era a lui sottomessa ed anzi, nel codice Zanardelli ( codice civile del 1865) era disciplinata la cosiddetta autorità maritale che imponeva alla donna come obbligo matrimoniale una assoluta obbedienza. Anche i beni economici della moglie appartenevano al marito , in questo modo gli si toglieva un importante elemento di indipendenza e autonomia.  L'infedeltà era trattata con pesi e misure differenti. La donna riceveva sanzioni gravissime sino alla prigione e in caso di flagranza, il marito aveva diritto ad ucciderla senza nessun pregiudizio perché scusato dal cosiddetto delitto d'onore. L'uomo invece non riceveva alcuna sanzione, a meno che la concubina o amante non fosse stata all'interno della casa comune. Il divorzio o la separazione erano impossibili perché il matrimonio era considerato vincolo indissolubile. 
Il cambiamento è stato un processo faticoso e lento, che si è reso possibile garantendo prima di ogni cosa la capacità giuridica alle donne attraverso il diritto al voto. 
Con l'avvento della Costituzione del '48 la visione della società e del mondo ha cominciato a mutare: l'art. 2 enuncia che <<la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali>> - quindi, sia nella famiglia che sul lavoro e in ogni altra espressione della società- , l'art. 3 afferma con forza il principio di uguaglianza, l'art. 29 al secondo comma ricorda l'uguaglianza dei coniugi (Il matrimonio è ordinato sull'uguaglianza morale e giuridica dei coniugi). 
Attraverso questi principi e alcune importanti sentenze della Corte Costituzionale sono stati rimossi istituti come il matrimonio riparatore, il reato di aborto, il delitto per causa d'onore, l'indissolubilità del matrimonio e l'autorità maritale. 
A partire dal 1957 ai giorni d'oggi, la donna si è conquistata larghe fette di spazio nella società, sia come individuo autonomo, che come forza lavoro e ha dimostrato un'incredibile capacità nell'assurgere sia al ruolo di moglie che di madre. 
Negli ultimi anni, è diventato sempre più frequente che la moglie, la compagna o la fidanzata siano violentate , perseguite o uccise dal marito, compagno o fidanzato. 
Molti stanno analizzando il fenomeno cercando di comprendere perché questo avvenga: c'è una tesi di natura biologica ( l'uomo ha in sè pulsioni aggressive necessarie alla sopravvivenza della specie), una tesi che si fonda su una situazione psicologica - pedagogica ( depressione, uso di alcool e stupefacenti), una di natura sociologica. 
Secondo quest'ultima tesi, lo stress causato dal tipo di società in cui viviamo potrebbe spingere gli uomini a eccessi di violenza che finiscono in tragedia. 
Volendo rimettere insieme i fili di questo discorso, sembra più verosimile che la donna - vista dall'uomo come moglie e madre - sia il fulcro, il centro della famiglia e che l'indipendenza e l'autonomia della stessa possano condurre a tensioni che annullano l'equilibrio della relazione di cui ella stessa rappresenta il baricentro. 
L'uomo, privato dei suoi privilegi secolari dettati da una società patriarcale e incapace di ricondurre la donna al suo ruolo marginale, risponde al disequilibrio familiare con odio, antagonismo e violenza. 

Questo excursus, ridotto al minimo per non rendere l'argomento tedioso o troppo tecnico, è frutto di accurate ricerche e di teorie esposte all'interno di libri dottrinali.
Se avete domande, curiosità o semplicemente siete interessati alle fonti, potete liberamente commentare. 
Un abbraccio, Cris




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