martedì 20 settembre 2022

Recensione: 'Nella mente di Sherlock Holmes' di Cyril Lieron e Benoit Dahan

Buongiorno lettori, buon martedì! Ho letto la settimana scorsa per la Mondadori uno delle più belle graphic novel degli ultimi mesi. 
Nella mente di Sherlock Holmes è un lavoro di rara bellezza. 


Una semplice diagnosi medica pronunciata dal dottor Watson rivela risvolti inaspettati. E il ritrovamento di una polvere misteriosa sugli abiti del paziente insieme al biglietto per uno spettacolo molto particolare spingono Sherlock Holmes a far luce su un complotto molto più grande che vede coinvolto un perfido mago dai poteri in apparenza inspiegabili…

Nei romanzi di Conan Doyle, Watson poteva osservare solo il volto di Sherlock Holmes. Ma in questa indagine senza precedenti siamo trascinati letteralmente nella mente del geniale detective, seguiamo il filo dei suoi ragionamenti e attraversiamo l’architettura del suo mondo segreto.

Questa graphic novel è stata una vera sorpresa. 
Amo molto i gialli, sia quelli scritti dalla celebre Agatha Christie che quelli di sir Arthur Conan Doyle. 
Sicuramente entrambi hanno dato il via a personggi iconici, che hanno arricchito la nostra vita culturale. Spesso, però, nel raffronto tra i due, molti hanno lamentato l'incapacità del più famoso tra i detective di scandagliare gli indizi e i fatti insieme al lettore, raggiungendo la soluzione con brevi riflessioni esposte con superbia alla fine del caso. 
Nella mente di Shelrock Holmes sembra colmare questa lacuna, consentendo al lettore di entrare per la prima volta nella testa di Sherlock e comprendere come funziona, come si legano indizi, fatti e assunzioni per risolvere un caso. 

E' un aspetto originale e interessante, reso ancora più vivido dai disegni di Dahan che sapientemente utilizza i colori, le linee, la stessa carta come uno strumento per indagare. 
Passando alla trama, è importante partire dall'inizio. 
Sherlock ci viene presentato in uno dei suoi momenti peggiori, quando la noia ha preso il sopravvento e l'unico modo per reagire agli stimoli sembra essere la cocaina. 
Watson, fedele amico, per distrarlo gli legge le notizie più interessanti del giornale, ma sarà un paziente particolare nonchè collega del dottore a instillare nel detective la scintilla della curiosità. 
La vittima, dopo aver partecipato a uno spettacolo di illusionismo orientale, è stata trovata a vagare per le vie di Londra scalzo e in dishabilliè, con la spalla lussata. Troppi aspetti non contano ed è così che parte l'indagine di una storia ben più ampia, fatta di soprusi, ingiustizie e colonialismo. 

Ho trovato questo apocrifo scritto benissimo, non solo perchè i personaggi sono rimasti piuttosto fedeli a se stessi - sebbene con qualche gentile concessione alle trasposizioni cinemantografiche - ma soprattutto per lo sforzo narrativo di creare una storia fedele eppure moderna. 
Credo che la coppia abbia lavorato egregiamente portando sulla pagina un'indagine intelligente, con un'attenzione meticolosa al detective. 
La mente è rappresentata come un insieme di cassetti da cui attingere a seconda di ciò che serve al momento per la deduzione. E' stata un'esperienza bellissima e geniale. 

Due parole anche sul finale: l'ultima pagina mi ha devastato, spezzandomi il cuore. 
Essere dei geni può sembrare facile, miracoloso, può portare alla fama, alla gloria, al potere ma anche e soprattutto alla solitudine. 
Un sentimento che nessuno che non sia Sherlock può comprendere fino in fondo. 

Davvero un romanzo grafico sublime. 

Verdetto: Assuefatto











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