Oggi parleremo di un romanzo, la cui trasposizione cinematografica sta per giungere nelle nostre sale con un cast che adoro, specie perchè la protagonista è Keira Knightley.
Questo libro ha un impianto storico molto forte: dopo la fine del regime nazista e della seconda guerra mondiale, la Germania venne divisa in due parti e agli alleati venne dato il compito di ricostruire una nazione le cui pretese avevano distrutto mezzo mondo.
Il punto di vista in cui veniamo calati è quello del post bellico, quando i tedeschi diventano oggetto di scherno, astio e diffidenza e a cui vengono espropriati beni e case.
Ho trovato affascinante poter studiare un altro frammento di storia e ho apprezzato che in qualche modo, rimescolando le carte, non ci sono vinti o vincitori. L'umanità, su ogni fronte, era andata dispersa.
Il colonnello Lewis è il protagonista ideale in questa storia: saggio, lungimirante, giusto.
Viene chiamato a ricostruire Amburgo e a sanare le ferite di quanti sono ormai in miseria, cercando cibo tra le macerie accanto a corpi perduti.
La crudezza delle scene, la tristezza serpeggiante, l'insoddisfazione e la paura sono serpi velenose ma necessarie per rendere vivo e vero il racconto di una storia finora oscurata.
Giungono in città anche sua moglie Rachel e suo figlio Edmund che vengono assegnati alla grande villa dell'architetto Luber e sua figlia Freida.
Lewis si dimostra comprensivo, molto generoso e consente ai due tedeschi di alloggiare nell'appartamento all'ultimo piano, cercando di garantire una forma di dialogo e comprensione tra due realtà completamente differenti.
E' un libro intenso, che scava a fondo i sentimenti, sia quelli più positivi come l'amore, l'affetto, il senso di perdita, che quelli meschini come la gelosia, l'invidia e il possesso, lasciando a nudo i personaggi, per i quali provi empatia e affetto.
Tuttavia, nonostante lo stile scorrevole e l'ambientazione perfetta, ho avuto grossi problemi con le due protagoniste femminili: Rachel e Freida.
Rachel è stata per lungo tempo una moglie lontana, che nonostante la lontananza del marito, ha saputo gestire la propria casa e i suoi due figli. Edmund è un ragazzo brillante, gentile, ha saputo conquistarsi il mio amore incondizionato. Il maggiore, invece, morto a causa di una bomba, sembra aver spento ogni empatia e cancellato ogni forma di bontà in Rachel: l'ho trovata meschina, a tratti infantile e mi ha disturbato più di una volta leggere di lei e del suo punto di vista.
Sicuramente è una donna in cui la sofferenza alberga viva dentro di lei, ma Lewis non è stato da meno. Ha combattuto per sopravvivere, e poi, per dare un futuro migliore a lei e ai suoi figli. Ha dimostrato di esserle eternamente legato, la sua vita, la sua forza tratta da un pegno come un portasigarette d'argento.
Rachel è ingrata e ad un certo punto, meschina.
Freida è la figlia dell'architetto Luber, ma mentre quest'ultimo è edotto, colto, disponibile, sua figlia è cattiva - i dispetti ad Edmund sono osceni - e crudele, specie nei confronti di suo padre. Si affanna a voler restaurare un ideale che non esiste più e che non è mai stato giusto. Il suo animo è ferito, è un'adolescente in fondo ma io sono fermamente convinta che, nonostante il dolore, siano le nostre scelte a fare la differenza.
Nonostante questo piccolo neo, il romanzo mi ha conquistata e penso di aver preso una cotta per Lewis, così forte e temerario sul lavoro, leader indiscusso eppure così dolce e premuroso nei confronti di chi ama.
Un libro accattivante, che si lascia leggere in poche ore.
Verdetto: Dipendente
Vi ho incuriosito? Cosa ne pensate?
Bacini, Cris
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