Buona sera lettori, eccomi con un'altra recensione. Stavolta parliamo di un thriller dai toni decisamente cupi che non mi ha conquistato a pieno.
“Suicidio. Ne sei proprio sicura?” È un biglietto con queste parole a sconvolgere ancora una volta l’esistenza di Anna, reduce dalla doppia morte, a pochi mesi di distanza, prima del padre e poi della madre. Ma se la polizia non ha mai avuto dubbi nel classificare come suicidio quel duplice volo sulle rocce a picco e le acque agitate di Beachy Head, Anna non sa darsi pace. Il solo a darle ascolto è Murray Mackenzie, agente in pensione che alla cura della moglie malata alterna il servizio come volontario presso la Centrale. All’insaputa dei colleghi, Mackenzie si mette a caccia di indizi in grado di dare sostanza ai dubbi di Anna. Perché non esistono storie senza ambiguità e doppi fondi, né famiglie senza segreti.
La trama di questo libro mi aveva intrigato, ero curiosa di sapere cosa fosse successo ad Anna e ai suoi genitori tuttavia la lettura del romanzo non è andata liscia come speravo.
Ho trovato che l'autrice, specie nelle prime pagine, sia stata troppo lenta nella narrazione e mi sono annoiata.
Anna è una giovane donna, indipendente e competente nel suo lavoro, quando suo padre si suicida gettandosi da un dirupo con uno zaino pieno di sassi.
Mesi dopo, la moglie Caroline segue il suo esempio: esce di casa per andare alla scogliere e non fare più ritorno a casa.
Un anno dopo, Anna ha una bambina, frutto di una relazione iniziata da pochi mesi con il suo ex-terapista, è devastata. Qualcuno le ha fatto recapitare un biglietto che le rende difficile credere all'ipotesi del suicidio. Qualcuno ha ucciso sua madre, forse anche suo padre. L'ha sempre saputo.
A partire dall'entrata in scena del detective in pensione Murray, tutto si fa più interessante: il suo matrimonio con Sarah, il racconto della sua vita in lotta quotidiana con il disturbo borderline della moglie, lo rende un personaggio accattivante, generoso e gentile.
Il personaggio che ho preferito non solo perchè è l'unico che sembra credere ad Anna, ma anche perchè dimostra di essere capace di un'infinita gamma di emozioni.
Il romanzo alterna questi due punti di vista e ad essi vi si aggiunge un terzo point of view, quello di Caroline, la madre suicida.
Devo ammettere che le ambientazioni scelte dall'autrice mi hanno provocato più di una volta una sensazione di ansia e suspense in attesa di scoprire chi fosse il colpevole.
Man mano che la strada delle intuizioni si spianava davanti a me, erano tante le idee che mi frullavano per la testa, conducendo poi alla realtà più inaspettata.
Ed è stato questa a farmi dare una valutazione positiva al romanzo: nulla è scontato e anzi, nonostante le mie strampalate idee la vittima è in realtà il colpevole e la violenza capovolta.
Verdetto: Stuzzicante!
Mi spiace che il libro non ti sia piaciuto più di tanto perchè le premesse sembravano davvero interessanti!
RispondiElimina