martedì 31 maggio 2022

Recensione: 'I tre doni di Paride' di Leila Awad

Buongiorno lettori, buon lunedì. Com'è andato il fine settimana? Siete andati al mare o vi siete rilassati a casa con un buon libro? Personalmente, prima di andare al lavoro, ho terminato I tre doni di Paride, il nuovo romanzo di Leila Awad, in uscita oggi su tutti gli store. 
Mi è sembrato doveroso cogliere l'occasione e raccontarvi qual è stata la mia esperienza con Charles e Thea. 


Per Charles Doyle la mitologia greca è la chiave di lettura del mondo, azioni e conseguenze che studia e analizza con precisione quasi chirurgica.
Scrittore di successo, professore di Cambridge, marito impeccabile: Doyle ha trascorso gran parte dei suoi quarant'anni costruendosi attorno una realtà perfetta, che custodisce gelosamente.
Almeno finché non arriva quel libro che proprio non riesce a scrivere e lo spinge, all'improvviso, a lasciare l'Inghilterra per cercare rifugio in Grecia, nella speranza che l'eco dell'antichità sblocchi la sua penna. 

Thea Alexopoulos ha imparato a nuotare prima ancora di camminare e a misurare la vita attraverso le infinite sfumature dei miti che la nonna le raccontava mentre la guardava dirigere la piccola pensione che, con il tempo, ha preso in mano rendendola il fiore all'occhiello dell'isola greca in cui è nata e cresciuta. 

I loro mondi non potrebbero essere più diversi, e non solo perchè c'è un'intera generazione a separarli. Eppure, in quei luoghi in cui il tempo sembra essersi fermato, le loro vite si scontreranno cercando una risposta all'unica domanda che spaventa entrambi: perchè Paride scelse l'amore?

Leggere i libri di un'autrice che conosci è un po' come entrare a far parte della sua vita perché senza dubbio nel romanzo viene trasposta una parte di sé. 
E' quello che ho percepito leggendo il romanzo, il profondo amore che Leila ha per la letteratura classica, per la mitologia e per la Grecia.

Il viaggio che Charles Doyle intraprende recandosi a Spetsos, in una villa antica e confortevole, è una condizione necessaria per la sua crescita. 
All'inizio del libro Charles è un uomo, per parte mia, assai detestabile. 
Inarrivabile, freddo, arrogante, incontra per la prima volta Thea con la spocchia di chi si sente arrivato nella vita. 
Professore e scrittore di successo, ha tracciato i confini di una realtà che si è cucito addosso, scavando motivazioni e storie nei tempi remoti piuttosto che affrontare con impegno il mondo attuale. 
E' come se vivesse con un velo calato sugli occhi che si scosta quando incontra Thea, un uragano di energia. 

La ninfa dei boschi, con un piede sulla terraferma e uno sul mare, fatta di sogni e senso pratico. 
Thea sa che l'amore può essere totalizzante, a tal punto da rifuggirlo, da cercare nelle persone qualcosa di semplice, confortevole. Affetto, tenerezza, sicurezza come quella che le ispira Dios, il suo fidanzato storico. 
L'attrazione, fisica e mentale tra i due, è palpabile, ma ciò che rende il loro rapporto solido e interessante è il modo in cui li rende migliori. 

Charles e Thea devono affrontare i loro mostri personali prima di poter stare davvero insieme. 
Chi non sta bene con se stesso difficilmente riuscirà a vivere un amore così grande e vero, in grado di stravolgere la propria esistenza. 
Questo messaggio arriva al lettore e sembra quasi controcorrente rispetto al classico romance in cui, l'uno o l'altro rinuncia a una parte di sè.
Qui l'autrice consente ai personaggi di prendersi il loro tempo per crescere prima da soli e poi insieme. Non è scontato ed è incredibilmente giusto.

Altro aspetto che mi ha convinto riguarda il modo in cui è stato affrontato il blocco di Thea. 
Quante volte nella vita abbiamo coltivato un sogno tenendolo in un cassetto e tirandolo fuori solo per ricordarci che dopotutto la nostra vita aveva ancora un obiettivo?
Quante volte abbiamo costruito muri o creato barriere ritenendo che il nostro desiderio non fosse a portata di mano? Quante volte ci siamo sentiti bloccati?
Il peggior nemico di un sognatore non è il confronto con la realtà, ma la paura del rendere concreto ciò a cui si anela. 
Leila ha instillato nei suoi personaggi una certa profondità, rendendo questo libro una delle sue opere più mature, sia dal punto di vista stilistico che narrativo. 
E mi permetto di aggiungere che gli accenni di mitologia usati anche come metafore nei dialoghi sono indice di una profonda conoscenza del mondo greco. 
Classicisti una volta, classicisti sempre. 

Questo romanzo è tutto ciò che si può chiedere: è leggero, dinamico, veloce, ha una buona costruzione dei personaggi, una storia romantica e ardente. 
Non riceve una valutazione piena solo perché, per gusto personale, non riesco a empatizzare con i personaggi come Charles e visto che nel romanzo commette più di un errore, la sua redenzione non basta a promuoverlo del tutto. 

Ad ogni modo, dopo Chloe, questo è uno dei romanzi che preferisco dell'autrice, merito anche dell'ambientazione greca. Leila fa rivivere le isole elleniche con grazia e forza. 
Ho inspirato il profumo dei limoni, ho vissuto al ritmo lento degli abitanti e sentito la salsedine delle onde infrangersi sul mio viso. 
Sfogliando l'ultima pagina, la nostalgia di Atene e delle isole greche mi ha colpito. 
E' un angolo di terra fermo nel tempo ed è il posto ideale dove ritrovare la vera felicità. 
Chiedete a Charles e Thea. 

Verdetto: Dipendente

Conoscete Leila Awad? Avete letto qualche suo romanzo? La recensione vi ha incuriosito?
Vi aspetto nei commenti, bacini
Cris




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