Oggi, a tenervi compagnia, sarà la tappa peer il BT di un nuovo fantasy in uscita per la Piemme dal titolo 'Gli eroi perduti - Le mura di Cartavel', di cui potete trovare anche il prequel 'Gli eroi perduti - Ronac e Raila' in cartaceo a solo 1,90.
C'è un canto che risuona da millenni nei paesi affacciati sulla Croce Azzurra. È Il lamento degli Eroi Perduti, i paladini che hanno sconfitto le creature venute dal mare dando origine all'Era degli Uomini.
Ora le stesse terre salvate dagli eroi sono sotto il dominio di una terribile potenza: Sarmora, che ha creato uno sterminato impero grazie all'itri, una sostanza capace di rendere invincibili in battaglia. Solo Cartavel separa Sarmora dalla conquista del grande mare di mezzo, eppure la città resiste, protetta dalle sue mura inespugnabili. Inutili sono gli assalti della flotta sarmoriana, che da due anni la cinge d'assedio e che ora ripone le ultime speranze nell'Isola di Ferro, la più spaventosa nave da guerra mai costruita. Quando il varo è alle porte, però, voci di un imminente sabotaggio minacciano la riuscita dell'impresa. Sarà la coraggiosa e ingenua Rovaine a doverlo sventare, in una missione in cui il suo destino si intreccerà a quello di altri inconsapevoli eroi...
Questo libro, che ho in lettura, è un libro dai mille richiami letterari. Leggendo qualche intervista dell'autore, ho scoperto che la sua intenzione era creare qualcosa di originale, speciale e che richiamasse il Mediterraneo.
Infatti, la Croce Azzurra di cui parla la trama è liberamente ispirata a una Terra di mezzo, in cui però protagonista fosse il nostro mare. Anche i nomi Sarmora e Cartavel sono omaggi a Cartagine e Roma e alle guerre puniche.
Questo aspetto è quello che forse ha favorito maggiormente la mia curiosità nei confronti di questo libro perchè ho una passione per l'antica Grecia e in particolar modo per la mitologia. Così, senza pensarci più di tanto, ho scelto di concentrare la mia tappa sui grandi Mostri letterari, che nel libro di Simone Laudiero hanno una loro rilevanza come i Vela, grandi mostri capaci di inghiottire intere navi di cui parlano Ronac e zia Esmail.
Scilla e Cariddi
Nel mezzo, vôlta all'occidente e all'orco,
S'apre oscura caverna, a cui davanti
Dovrai ratto passar; giovane arciero
Che dalla nave disfrenasse il dardo,
Non toccherebbe l'incavato speco.
Scilla ivi alberga, che moleste grida
Di mandar non ristà. La costei voce
Altro non par che un guaiolar perenne
Di lattante cagnuol: ma Scilla è atroce
Mostro, e sino ad un dio, che a lei si fesse,
Non mirerebbe in lei senza ribrezzo.
Dodici ha piedi, anterïori tutti,
Sei lunghissimi colli, e su ciascuno
Spaventosa una testa, e nelle bocche
Di spessi denti un triplicato giro,
E la morte più amara in ogni dente.
Libro XII Odissea
Scilla e Cariddi sono i mostri che abitano nello stretto di Messina e che Ulisse incontra durante il suo viaggio di ritorno a Itaca. Scilla possiede sei colli e altrettante facce mostruose dalle bocche fameliche e i denti aguzzi, dodici piedi e un guaito possente che incute paura a chiunque lo incontri. In origine, Scilla era una ninfa di indefinibile bellezza. Altrettanta era però la sua vanità, tale da non concedersi a nessuno dei suoi corteggiatori, incluso Glauco, dio per metà pesce. Egli si recò dalla maga Circe per ottenere un filtro d'amore, ma lei gli consegnò una pozione diversa da versare nelle acque dove la ninfa era solito bagnarsi. A quel punto, Scilla si tramutò in un orrido mostro e preferì nascondersi nella profondità delle acque marine, dove poteva sfogare la propria rabbia sui marinai malcapitati per quella via. Fu uccisa da Ercole perchè ella divorò metà del suo gregge, ma fu resuscitata dagli Dei e messa a protezione del mare.
E' impossibile sfuggire a Scilla perchè nessun uomo o barca è mai passato di lì.. Sull'altra sponda, altrettanto terribile si trova Cariddi, un mostro dalle tre fiale. Figlia di Poseidone e Gea, Madre Terra, Cariddi era una ragazza ingorda che osò rubare e divorare parte della mandria di Ercole. Egli si vendicò chiedendo a suo padre Zeus di punirla per il suo vizio. Zeus scagliò un fulmine ed ella divenne un mostro. Letteralmente il suo nome significa 'colei che risucchia' perchè è condannata a risucchiare grandi quantità di acqua e a rigettarle formando vortici terribili e pericolosi.
Il Minotauro
E la vendetta tua pervenne atroce
seppe Teseo, tuo marito e duce,
ch’il figlio avea distrutto onore e pace.
Contr’al figliuolo allor il grande rege
fu preso d’ira e molto si scaldò,
pubblicamente, reo, lo giudicò.
Lontano lo mandò, in altra terra,
strappandolo dalla mente
e dal suo cuore,
poi chiese a Giove
di mutarne sorte
punirlo non bastava, volea la morte.
Eneide, libro XII
Morto Asterione, re di Creta, ci fu una faida tra i tre fratelli per decidere chi di loro dovesse diventare re. Minosse, il minore e probabilmente figlio adottivo, fece costruire un bellissimo altare sulla spiaggia per Poseidone, dio del mare e presso di questo, sacrificò alcuni dei migliori e più bei animali in suo onore.
Convocati i suoi fratelli, chiese al Dio che facesse uscire dall'acqua un bellissimo toro, che gli sarebbe stato sacrificato subito dopo, per mostrare il suo potere ai fratelli e divenisse Re.
Così accadde. Dalle acque spumose uscì un magnifico toro bianco e Minosse divenne re. Tuttavia, egli non volle sacrificare l'animale, così bello e perfetto e che rendeva il suo gregge il migliore fra tutti e il dio Poseidone lo punì.
Minosse sposò una bellissima donna, di nome Pasifae, ma dalla comparsa del toro, ella si struggeva d'amore per lui, desiderando di accoppiarvisi. Ella convocò il geniale Dedalo, che le fece costruire una magnifica giovenca di legna, vi entrò e il toro, non potendo resistere a tanta beltà, la possedette. Nove mesi dopo, Pasifae partorì una creatura, mezzo uomo e mezzo toro. Minosse capì di essere stato tradito ma sapeva anche a chi era imputabile tale colpa. La creatura venne chiamata Minotauro, re toro. Ma più cresceva, più appariva evidente che i suoi istinti erano quelli di un vero e proprio animale e si cibava di carne umana. Così, Minosse incaricò Dedalo (a cui il re aveva concesso il suo perdono) di costruire un labirinto, il Labirinto di Cnosso, un palazzo talmente vasto e contorto da potercisi perdere all'interno. Un intrico di corridoi, stanze, gallerie, saloni, pieno di vicoli ciechi e di finte porte, ove chiunque sarebbe stato incapace di ritrovare l'uscita.
Minosse, in guerra contro Atene e contro il re Egeo, colpevole di aver ucciso suo figlio, ogni anno doveva pagare un pegno, sette uomini e sette donne venivano consegnate in pasto al Minotauro.
Tra i sette ragazzi giunse Teseo, figlio del re di Atene, con l'intenzione di uccidere il Minotauro e liberare il suo popolo e con l'aiuto di Arianna ( e del filo, ma questa è un'altra storia) uccise il mostro.
Ceto, dea minore dei mari e Medusa, la Gorgone
Ceto, che letteralmente significa ''balena'', era una divinità minore dei mare, nati da Ponto (il mare) e Gea (la terra). Sposò suo fratello Forco, da cui ebbe numerosi figli tra cui Scilla, le Esperidi e le Gorgoni, tra le quali la più famosa è Medusa.
Ceto è spesso rappresentata in modo mostruoso con le caratteristiche tipiche di un pesce enorme o di una balena, per questo è spesso confusa con il Kraken, una figura mitologica dei paesi nordici. Ceto fu inviata a distruggere il paese di Cefeo, re di Etiopia, dal dio Poseidone, perchè reso di aver osato paragonare sua figlia Andromeda in bellezza alle Nereidi, causandone lo scontento. Ceto fu uccisa dal re Perseo che sposò Andromeda, la quale inizialmente era stata concessa in sacrificio al mostro.
Medusa è una delle figlie delle divinità marine ed è sorella sia delle altre Gorgoni, sia di Scilla e delle tre Graie.
In alcune versioni, Medusa al contrario delle sorelle, non nasce con fattezze mostruose.
E' anzi una fanciulla bellissima e mortale, sacerdotessa nel tempio di Atena. Medusa, tuttavia, viene sedotta con la forza da Poseidone. Ciò irritò Atena, che trasformò il bellissimo viso della ragazza in qualcosa di terribile e i suoi capelli in serpenti, così chiunque la vedesse veniva trasformato in pietra.
Medusa fu uccisa dall'eroe Perseo, che ne conservò la testa decapitata.
Dal corpo martoriato di Medusa nacque il famoso cavallo Pegaso e successivamente, la sua testa fu consegnata ad Atena, in suo onore, che la usò come ornamento per il proprio scudo, l'Egida.
Questi sono solo alcuni dei mostri che popolavano il nostro mare e che coraggiosi eroi vinsero, per la gloria, per l'onore, per amore.
Diverse sono le interpretazioni delle leggende greche, ma ciò su cui mi faceva piacere porre l'accento, prendendo anche in prestito alcune delle parole dell'autore, è che il nostro retaggio culturale, il Mediterraneo, la mitologia, non ha niente da invidiare ai fantasy che siamo soliti leggere di impronta anglofona. L'Odissea è la prima grande opera fantasy. Ciò che cambia, è solo un fatto di moda. Effettivamente, colpisce più un mantello con una spada che un eroe con i sandali. Perciò, date una possibilità a questo libro, e , se siete arrivati fin qui, grazie per avermi letto.
Con amore infinito, Cris
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