Oggi, per esempio, come primo post dell'anno, combatto la mia solita pigrizia e vi parlo di uno degli ultimi fantasy che ho letto, La musa degli incubi di Laini Taylor.
La peggiore paura degli abitanti di Pianto si è concretizzata: nella minacciosa fortezza di mesarzio i figli degli dèi sono ancora vivi. Sarai è diventata un fantasma, mentre il Sognatore ha appena scoperto di essere lui stesso un dio dalla pelle blu, l’unico capace di fronteggiare l’oscura Minya, animata dall’implacabile desiderio di vendetta nei confronti degli umani che massacrarono la sua gente. Lazlo si troverà di fronte alla più impensabile delle scelte: salvare la donna che ama oppure tutti gli altri. Ma inquietanti misteri dimenticati chiedono di essere risolti: da dove sono arrivati, veramente, i Mesarthim, e cosa ne è stato di tutti i bambini nati nella fortezza durante il dominio di Skathis? Quando i portali dimenticati si apriranno di nuovo, mondi lontani diventeranno pericolosamente vicini e un inatteso, potente nemico arriverà deciso a spazzare via le fragili speranze di tutti, dèi e umani. Sarai, la Musa degli Incubi, conoscitrice di ogni genere di paura fin da quando aveva sei anni, sarà costretta ad affrontare orrori che neanche immaginava e ad andare oltre i suoi stessi limiti: l’esperienza le ha insegnato che l’odio e il terrore sono sentimenti facili da provocare. Ma come si fa a rovesciare l’odio, a disinnescare la vendetta? È possibile salvare i mostri, piuttosto che annientarli? In questo seguito de "Il Sognatore" va in scena lo scontro tra distruzione e salvezza.
A ottobre ho letto grazie a un gruppo di lettura Il sognatore di Laini Taylor. Era nella libreria a prendere polvere da anni e la condivisione è stato un ottimo modo per scoprire un romanzo davvero bellissimo. Appena sono stata libera da ulteriori impegni, ho cominciato La musa degli incubi, secondo e ultimo volume della dilogia.
La storia riprende da dove l'avevamo lasciata: Sarai è morta, Minya ne ha attratto il fantasma tenendola sotto scacco con il suo potere e Lazlo ha scoperto di essere il figlio di un dio, di avere un potere incredibile e straordinario.
Il sognatore è entrato a far parte del sogno, è egli stesso il sogno.
Come da suo costume, la Taylor apre il romanzo raccontando qualcosa che pare estraneo alla trama e che si rivolerà nella sua compiutezza soltanto una volta entrati nel vivo della storia.
Novali e Korako sono due sorelle vessate e bistrattate dal padre e dalla matrigna, valutate alla stregua di un pezzo di carne dagli uomini del villaggio, quando finalmente scorgono la loro opportunità. Diventare i soldati dell'Impero, diventare potenti, avere un potere tale da non consentire più a nessuno di calpestarle. Kora viene portata via, Nova respinta e l'assenza l'una dall'altra sarà il viaggio finale del romanzo.
Scoprire pagina dopo pagina il mondo creato dall'autrice è come districare un nodo di cui riesci a scorgere capo e fine ma che non sei ancora in grado di collegare.
La Taylor si prende il suo tempo per aprire alle possibilità dopo la morte di Sarai e la trasformazione di Lazlo, per ipotizzare il perdono e la bontà, per creare il timore di una nuova guerra, per importare nuovi nemici e poteri terribili.
La magia di questo romanzo è tutta qui: le storie dei personaggi si intrecciano le une sulle altre, i sentimenti dei singoli si stratificano sulla collettività, le conseguenze di uno si riverberano sugli altri.
Ne Il sognatore tutto era esaltazione di Lazlo, della sua vita difficile, del suo amore incondizionato per un sogno, della pazienza dell'imperfezione.
Ne La Musa degli incubi Lazlo cede la brillantezza a Sarai, magnifica ed eterea, generosa e fragile, temuta e amata. Sarai rappresenta la soluzione, senza paura, a un legame indissolubile.
Sarai e Lazlo sono incredibili, di sicuro, ma provvidenziali, ciascuna a suo modo, diventano Sparrow e Mynia. Ho avvertito la speranza, la sofferenza, il dolore, la paura, il coraggio grazie a una prosa delicata, poetica, evocativa.
Accadono poche cose, si concentrano sul finale, ma il libro non risente di questa immobilità perchè per costruire una nuova vita, lontani da secoli di pregiudizi e odio, c'è bisogno di pazienza, di metodo e di mettersi alla prova.
E' stata una lettura imperfetta - Il sognatore è più incisivo da un punto di vista emotivo - ma l'ho trovata una conclusione convincente e adatta a Pianto, giusta per i suoi protagonisti, non perfettamente lieta ma altruista.
Insomma, a me è davvero piaciuto vivere questo sogno. Dovreste lasciarvene cullare anche voi.
Verdetto: Dipendente (4.5)
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