venerdì 31 gennaio 2020

Il disegno di legge 1421/20: la legge sui 'libri' che divide lettori e librai

Buongiorno a tutti lettori, ieri in una storia di Instagram ho interrogato alcuni di voi per sapere se foste a conoscenza del disegno di legge approvato in Senato per la promozione e il sostegno alla lettura. 
La maggioranza ne era all'oscuro e molti mi hanno chiesto di spiegare di cosa si trattasse e quali fossero i principali risvolti nella vita pratica di un lettore. 

Premesse sintetiche

Partiamo con ordine: ieri al Senato è stato approvato il disegno di legge S. 1421 che potete consultare liberamente su internet, ma non è ancora a tutti gli effetti una legge dello Stato Italiano. 
Nel nostro paese, infatti, abbiamo un Parlamento bicamerale e l'iter legislativo prevede che un disegno di legge per essere promulgato dal Presidente della Repubblica, debba essere approvato dalla maggioranza sia del Senato che della Camera dei deputati. 
E' possibile che uno dei due organi proponga degli 'emendamenti', ovvero modifiche volte a cambiare uno o più punti della legge e quindi, se viene approvato con annesse modifiche, il disegno di legge deve tornare alla Camera di origine per essere valutato e approvato nuovamente. 
Dunque, il Senato ha dato il suo ok alla proposta, ma ora la parola spetta alla Camera. 
Se la Camera dei deputati lo riterrà ugualmente valido, passerà dalle mani del Presidente della Repubblica e verrà promulgata. 
Sarà pubblicata sulla Gazzetta ufficiale e seguirà un periodo di vacatio legis, un tempo di 15 giorni per consentire a tutti i cittadini di venirne a conoscenza e permettere alle strutture interessate di adattarsi. 

Il testo: quali sono le due novità pregnanti

Il testo del disegno di legge, rubricato 'Disposizioni per la promozione e il sostegno della lettura', consta di 13 articoli. 
Nella lettura dei disegno di legge, gli articoli che rilevano per il nostro interesse sono l'art.6 e l'art. 8. 

L'art. 6 stabilisce al primo comma: "Per contrastare la povertà educativa e promuovere la diffusione della lettura, lo Stato contribuisce alle spese per l’acquisto di libri,
prodotti e servizi culturali da parte di cittadini italiani e stranieri residenti nel territorio
nazionale appartenenti a nuclei familiari
economicamente svantaggiati, attraverso l’istituzione della «Carta della cultura»
La Carta della cultura sarà una carta elettronica del valore di 100 euro, probabilmente alla stregua del Buono Cultura introdotto da Renzi nella scorsa legislatura, con una dotazione di 1 milione annuo a partire dal 2020. 
Circa le modalità o il rilascio di questa carta, il disegno di legge nulla dice, quindi è improbabile sapere se gli agevolati da questa misura saranno ancora una volta solo i ragazzi neo maggiorenni.

L'art. 8 si occupa, invece, delle modifiche alla legge in materia di sconti sui libri (L. 128/2011) ed è sicuramente l'aspetto più controverso e discusso del disegno di legge. 
La norma recita: "La vendita di libri ai consumatori finali, da chiunque e con qualsiasi modalità effettuata, è consentita con uno sconto fino
al 5 per cento del prezzo. [..] Per un solo mese all'anno, per ciascun marchio editoriale, le case editrici possono offrire sul prezzo di vendita dei propri libri uno sconto maggiore del limite di cui sopra, ma comunque non superiore al 20 per cento del prezzo."
Le novità sostanziali sono quindi due: sia che si compri in libreria, sia che si compri sulle piattaforme internet (Amazon, IBS, Libreria Universitaria) lo sconto offerto non sarà superiore al 5%. Inoltre, dovremo dire addio allo sconto del 25% di cui godono le CE (oggi scade, ad esempio, quello promosso dalla Newton Compton), che, tra le altre cose, non sarà possibile effettuare nel mese di dicembre (notoriamente il mese che vanta più vendite). 

Possibili scenari e problemi applicativi

La normativa nasce con l'intento di tutelare i proprietari delle piccole librerie che, negli ultimi anni, hanno risentito della presenza di un grande colosso come Amazon in cui il 15% di sconto è fisso. Oltre al fatto che, arrivando nelle mani di chi ordina, offre un servizio estremamente veloce e soddisfacente.  

La ratio non è certamente discutibile.
La legge, in quanto esplicazione di tutti gli interessi della vita presenti in gioco, deve operare un bilanciamento tra le diverse parti in causa.

Il problema principale è che questa legge, ad avviso di chi scrive, finisce per colpire soprattutto i lettori forti. 
In Italia, è noto il fatto che una persona su cinque legge almeno un libro all'anno. Dunque, chi fa parte di questa statistica, non sarà sostanzialmente colpito dal cambiamento poiché per un lettore medio, non fa molta differenza acquistare il libro sulle piattaforme online o presso le librerie di zona. 

Ad avvertire la differenza saranno piuttosto le persone che leggono dai 50 ai 100 libri l'anno e il cui budget in cultura assume rilievi molto alti. 
Infatti, con uno sconto del 5%, chiaramente uno sconto irrisorio, non sarà facilmente sostenibile tenere il passo delle pubblicazione delle grandi casi editrici. 

Rileva quindi la seconda preoccupazione: questa normativa potrebbe incidere in qualche modo anche sull'economia dell'editore. Se il lettore forte, tentato dagli sconti, non compra più con la stessa frequenza perché non può permetterselo, anche il bilancio di vendite sarà drammaticamente più basso.

Ciascuna copertina rigida costa dai 15 ai 18 euro, mentre una copertina flessibile dagli 11 ai 15 euro. Comprare i libri in Italia costa. 

Tornando quindi al problema in origine, abbassando la soglia dello sconto, si aiutano davvero i librai, i piccoli imprenditori? 

Io non credo.
Le persone che leggono in lingua potranno preferire i libri in inglese in cui i prezzi sono decisamente più bassi, oltre al fatto che siti internazionali come Book Depository offrono anche le spese di spedizione gratuite
Vi è poi un sistema di vendita di libri usati che ha un notevole riscontro: Libraccio (sia come venditore che come compratore, fisico e online) è preso da assalto e tornano in auge anche i mercatini dell'usato perchè il risparmio è un po' il sollievo di tutti. 

La norma preme molto sull'affidamento alle biblioteche, dando per scontato che in tutti i centri abitati, vi sia un rifornimento attuale dei testi. 
Premessa sbagliata da cui partire: spesso questi luoghi di cultura non esistono o se vi sono, sono poveri o offrono un servizio vetusto. 
Il mondo si muove e le pubblicazioni con esso: i lettori desiderano leggere le nuove uscite, i casi editoriali famosi, la narrativa pluripremiata, gli storici che attraggono.

In definitiva, non è Amazon il bersaglio da centrare, il caprio espiatorio da sacrificare. 
C'è bisogno di spingere i lettori fuori dalle proprie case, bisogna renderli interessati, incuriosirli. Bisogna organizzare laboratori di scrittura creativa, spostare i club del libro da Telegram alle biblioteche, offrire sostegno alle Case Editrici che offrono ciò che il mercato richiede, far interagire con gli autori e non renderli personaggi eterei della letteratura. 

Se si punterà sullo scambio umano, le librerie, le biblioteche continueranno ad esistere anche, e nonostante, gli sconti ballerini.


Un abbraccio, 
Cris






3 commenti:

  1. Condivido ogni tua parola, io abito in un paesino in montagna dove la biblioteca è aperta solo al mattino, non tutti i giorni e non è mai rifornita. Devo sempre chiedere prestiti da altre biblioteche e aspettare, aspettare e ancora aspettare. Amazon lo vedono come il diavolo che ha portato via tutto, ma non hanno capito che per noi lettori e per gente che abitiamo sperduti con heidi è la nostra salvezza

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  2. Articolo bellissimo. Concordo in pieno con te di tutto.

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  3. Condivido ogni singola parola, in particolare la parte riguardante il fatto che se si vogliono salvare le librerie si deve spingere la gente ad uscire dalla propria casa per andarci. In questo disegno di legge cosa incentiva il lettore ad andare in libreria, dato che comunque su Amazon non solo troverà tutto quello che desidera al medesimo prezzo ma in tempi brevissimi gli verrà recapitato sulla porta di casa?

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