giovedì 17 gennaio 2019

Recensione: 'Il canto di Penelope' di Margaret Atwood

Buongiorno lettori, ieri sera ho iniziato e terminato un piccolo gioiellino firmato dalla penna di Margaret Atwood. Di questa autrice non avevo mai letto nulla,seppur fosse molto nota nel mondo della letteratura, non mi aveva mai attirato. Tuttavia quando ho scoperto l'uscita di una sorta di racconto di Penelope, non potevo resistergli.
Devo ringraziare le mie amiche Kia e Mon di Ikigai - di libri e altre passioni per avermi fatto questo bel regalo di Natale e per avermi convinto a leggere subito questo romanzo. 


Fedele e saggia, Penelope ha atteso per vent'anni il ritorno del marito che, dopo aver vinto la guerra di Troia, ha vagato per il Mar Mediterraneo sconfiggendo mostri e amoreggiando con ninfe, principesse e dee, facendo sfoggio di grande astuzia, coraggio, possanza e notevole fascino, guadagnandosi così una fama imperitura di eroe. E intanto che cosa faceva Penelope, chiusa in silenzio nella sua reggia? Sappiamo che piangeva e pregava per il ritorno del marito, che cercava di tenere a bada l'impulsività del figlio adolescente, che si barcamenava per respingere le proposte dei Proci e conservare così il regno. Ma cosa le passava veramente per la testa? Dopo essere morta e finita nell'Ade, Penelope non teme più la vendetta degli dei e desidera raccontare la verità, anche per mettere a tacere certe voci spiacevoli che ha sentito sul suo conto. La sua versione della storia è ricca di colpi di scena, dipana dubbi antichi e suggerisce nuovi interrogativi, mettendo in luce la sua natura tormentata, in contrasto con la sua abituale immagine di equilibrio e pacatezza. L'autrice di culto Margaret Atwood, con la sua scrittura poetica, ironica e anticonvenzionale, dà voce a un personaggio femminile di grande fascino, protagonista di uno dei racconti più amati della Storia occidentale.

Penelope è morta e dall'Ade può raccontare la sua verità, dando voce alla storia di una donna di cui gli aedi hanno a lungo cantato. 
Passata alla storia come donna fedele e saggia, questo libro è il racconto sardonico e irriverente di una donna trascurata e lasciata ad attendere il ritorno di un marito distratto.
Penelope si racconta partendo dall'infanzia, da un padre che prima non l'aveva voluta e poi, troppo tardi, l'aveva amata.
Messa in palio come un lingotto d'oro, Penelope viene vinta da un uomo con le gambe corte ma con la mente brillante e la voce suadente che riesce a ottenere le sue simpatie e il suo affetto. 
Giunta a Itaca, a Penelope è preclusa ogni responsabilità: non le è dato di discutere di politica con il marito e il suocero, il re Laerte; non può crescere ed educare suo figlio Telemaco, non ha amici della sua età e rango. 
L'unico suo svago sono le passeggiate al mare fatte con le ancelle, che senza pietà ridono di quella giovane donna, lasciata dal marito per così tanti anni da averne perso forse persino il ricordo. 
Penelope appare come una giovane sola eppure dotata di una grande forza d'animo, capace di tenere avvinto a sè un regno non con quella bellezza vanesia della cugina Elena di Troia ma con l'intelligenza, la scaltrezza e la furbizia del marito. 
Da questo punto di vista, appare chiaro che nessuna donna potrebbe essere altrettanto degna di essere moglie del grande Ulisse, del signor Nessuno, del mendicante vendicatore.

L'acqua non oppone resistenza. L'acqua scorre. Quando immergi una mano nell'acqua senti solo una carezza. L'acqua non è un muro, non può fermarti. Va dove vuole andare e niente le si può opporre. L'acqua è paziente. L'acqua che gocciola consuma una pietra. Ricordatelo, bambina mia. Ricordati che per metà tu sei acqua. Se non puoi superare un ostacolo, giragli intorno. Come fa l'acqua. 
Eppure, la Atwood con un espediente unico lascia nelle ultime pagine un dubbio..E se Penelope avesse solo recitato la parte della donna fedele? 
Non sarebbe stato ugualmente giusto? 
Gli aedi non si pentivano di raccontare alla donna con quante dee, streghe e ninfe si accompagnasse il marito e allora, perchè negare la propria disponibilità ai proci? 
Tanti sono gli interrogativi che il lettore si pone alla fine della storia, alcuni sono gli stessi che la giovane Penelope non è riuscita a risolvere, altri sono più sottili, indagatori, provocatori. 
Il campo degli asfodeli da cui ci parla Penelope è teatro di altre mille viaggi di Odisseo, incoerente e bugiardo. 
Pare quasi sia rassegnata e invece usa la sua voce per difendere se stessa, le dodici ancelle che ha cresciuto e che sono state messe a morte, senza una vera colpa, stuprate dai proci e impiccate da Telemaco. Dodici alleate, dodici spie, dodici giovani senza scelta e senza peccato.
Nella voce di questa donna, la Atwood leva alto il grido dell'ingiustizia: lo stupro non è volontà, la donna non è un oggetto, il corpo di una donna non è una merce. 
E colpisce per ultimo Ulisse, inseguito dal grido della vendetta di chi lo aveva servito e rispettato. 

Innominate
vite vendute
le condannate 
a dir di sì
ma di quel sì 
ci hanno incolpate.
Non era giusto
ma quaggiù
insieme a noi
ci sei anche tu. 
                                                         Verdetto: Assuefatto!


Un ultimo consiglio: leggete questo libro se conoscete qualcosa della mitologia greca, di Penelope e della sua storia. Viene raccontata la sua vita ma si apprezza di più la scrittura se la si conosce già perché dietro la storia di Penelope, la Atwood vuole urlare al mondo di oggi, alle donne di oggi. 

Un bacione, Cris

3 commenti:

  1. Ciao :) anche io della Atwood non ho letto nulla, ma dopo aver visto la serie TV della sua opera più famosa, avevo deciso di recuperare il libro. Questo qui non lo conoscevo, ma sicuramente lo aggiungo alla wishlist :)

    RispondiElimina
  2. Ciao Cristina! io della Atwood ho letto Il racconto dell'ancella, molto bello se si pensa anche a quando è stato scritto direi che è stata molto innovativa. Quindi ora mi sono presa benissimo per tutti i suoi romanzi che voglio assolutamente recuperare, primo fra tutti questo. :)

    RispondiElimina
  3. La mitologia greca mi ha sempre affascinata, fin da piccola, e Ulisse è il mio eroe preferito... quindi mi segno al volo questo titolo!

    RispondiElimina