giovedì 1 marzo 2018

Recensione: 'Roseblood' di A. G. Howard

Buongiorno a tutti lettori! Il blog si è preso qualche giorno in più di pausa per ritornare più carico che mai. Dopo aver sostenuto il penultimo esame della mia vita, quasi vicina alla tanta desiderata laurea, non avevo voglia di far nulla, avevo solo bisogno di riposare, soprattutto perchè non sto avendo modo di trascorrere molte ore fuori eccezion fatta per le ore passate a giocare con la neve, un evento eccezionale qui a Napoli. 
Ho finito le letture che avevo in programma e ora non vedo l'ora di recensirle per voi.
Inizio da un'autrice molto amata, la Howard e il suo nuovo libro Roseblood, un retelling de 'Il fantasma dell'opera'. 



Rune Germaine ha una splendida voce, paragonabile a quella di un angelo, ma è afflitta da una terribile maledizione: quando si esibisce, infatti, si sente malata e stanca, come se la bellezza del suo canto le rubasse ogni volta un po’ di vita. Sua madre, nel tentativo di aiutarla, decide di iscriverla a un conservatorio poco fuori Parigi, convinta che l’arte potrà curare la strana spossatezza di Rune. Poco dopo il suo arrivo nel collegio di RoseBlood, la ragazza si rende conto che c’è qualcosa di soprannaturale nell’aria. Il misterioso ragazzo che vede spesso in cortile, infatti, non frequenta nessuna delle classi a scuola e scompare rapidamente come è apparso, non appena Rune distoglie lo sguardo. Non ci vuole molto perché tra i due nasca un’amicizia segreta. Thor, è questo il nome del ragazzo, indossa abiti che sembrano provenire da un altro secolo e in sua presenza Rune si sente meglio, quasi cominciasse davvero a guarire. Ma tra i corridoi di RoseBlood c’è una terribile minaccia in agguato, e l’amore tra Rune e Thor, che sta sbocciando, verrà messo a dura prova. Dalla scelta di Thor, infatti, potrebbe dipendere la salvezza di Rune o la sua completa distruzione.

Devo ammettere che aspettavo questo libro da un po', non solo per la cover bellissima ma anche perchè ero affascinata dalla trama. I retelling di fiabe come Cenerentola, Biancaneve e dei classici della letteratura come Peter Pan o Alice sono molto diffusi: la stessa Howard con la serie Splintered si è affermata come una delle migliori autrici fantasy nel panorama letterario, tuttavia sono pochi i romanzi che hanno rivisitato in qualsiasi modo Il fantasma dell'opera. Si è avuta una produzione soprattutto cinematografica e teatrale dell'opera e questo me l'ha reso ancora più intrigante. 
E' la mia prima esperienza con questa autrice e devo ammettere che forse avevo aspettative troppo alte. Il libro ha innumerevoli pregi ma la sua lettura non è stata scorrevole, non solo per mancanza di tempo (poche pagine al giorno) ma proprio a causa dello stile narrativo, che me l'ha reso a tratti troppo cupo e lento. 
Partiamo con ordine. Rune, la protagonista, ha un incredibile dono, una voce perfetta e melodiosa eppure è come se la musica la divorasse dall'interno, costringendola a cantare togliendole ogni forza. 
La madre, preoccupata non solo che la figlia sprechi il suo talento ma anche delle sue allucinazioni e dei suoi svenimenti, decide di iscriverla a un'Accademia teatrale, che si tiene nell'antico Theatre Liminaire a Parigi. 
Considerando che dall'America e dai suoi amici Trig e Janine passano diversi km di distanza, Rune si sente a disagio, preoccupata di cosa le possa accadere lontana dalla madre. Già al suo ingresso verso l'immensa reggia, nota qualcosa di strano: un giardiniere con metà volto coperto i cui fiori, un momento prima rigogliosi, sono sparpagliati a terra privi di vita. 
Le allucinazioni, i rumori, le paure che Rune ha rappresentano solo uno dei problemi che dovrà affrontare, infatti dovrà anche rispondere di scherzi perfidi realizzati dalle punte di diamante della scuola che vedono in lei un'avversaria temibile. 
Riuscirsi a fare nuovi amici non sarà difficile,a ma le cose strane che le accadono intorno come potranno essere spiegate senza fare di lei un'emarginata?
E' a questo punto che si inseriscono altre due figure di spicco, Thorn e il famoso Fantasma descritto nel romanzo, Erik. 
Thorn è il figlioccio di Erik e ha sempre vissuto nell'ombra con lui dopo la terribile infanzia che gli è toccata in sorte ma quando vede per la prima volta Rune, qualcosa dentro di lui si infiamma e lo rende vulnerabile, indifeso e pronto ad andare persino contro colui che chiama padre. E' Erik il vero tassello della storia, vuole qualcosa da Rune, qualcosa che le toglierebbe ogni cosa, preda di un'ossessione amorosa di cui non è in grado di liberarsi. 
Sulla trama non posso dire di più ma posso affermare con certezza che la Howard possiede un talento nel realizzare romanzi fitti, originali, densi di elementi magici, folkloristici eppure originali nella loro combinazione. 
Gli elementi che ho preferito sono la caratterizzazione dei personaggi, in particolar modo la genialità, la follia, l'eccezionalità e persino la punta di umanità di Erik, per il quale nonostante tutto non ho potuto fare a meno di provare simpatia e il concetto delle flamme gemelle. Questo principio che discerne da Aristotele e di cui non sapevo nulla mi ha entusiasmato ed è ciò che mi ha colpito di più della storia d'amore tra Thorn e Rune, una storia agli albori, ancora tutta da scrivere. 
Ho trovato questo approfondimento grazie alla nota dell'autrice e ho deciso di riproporvelo: 

 Le Anime di Fiamma Gemella, sono due Anime che formano un Uno indissolubile: hanno avuto un’origine unica, nel senso che l’ Anima che esse hanno è la stessa. Mentre si possono avere molte anime compagne o gemelle, che spesso rappresentano ottimi compagni di vita, paradossalmente più presenti fisicamente di una Fiamma Gemella, quest’ultima è sempre unica a noi, e con essa formiamo Una Anima, lo stesso soffio divino, che si trova a coabitare in due corpi distinti, solitamente una parte maschile e una femminile. Due Fiamme Gemelle sono inseparabili, anche se una decide di incarnarsi e l’altra no, e anche se una si trova a condurre una vita distante dall’altra. 


La spiegazione razionale all'incredibile lunga vita di Thorn ed Erik nonché a un serie di eventi concatenati di cui non posso parlarvi è davvero interessante e rimanda alla concezione dei cosiddetti vampiri psichici, secondo i quali essi assimilirebbero energia  da animali, piante ed esseri umani invece che sangue. Sono rimasta piacevolmente sorpresa dalla capacità di questa autrice di tessere con originalità un romanzo così complesso, oltre al fatto che la meravigliosa presenza della musica e dell'opera lirica mi hanno ricordato l'immensa dignità dell'arte nella vita di ciascuno di noi. 

                                        Verdetto: Stuzzicante (3 stelline e mezzo)


Voi cosa ne pensate? Vi è piaciuto? Lo leggerete? 
Baci, Cris




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