domenica 4 gennaio 2015

Recensione: 'Cercando Alaska' di John Green

Buongiorno a tutti, miei carissimi lettori! Come va? Oggi è la prima domenica del nuovo anno, siete carichi? Come è cominciato? Io posso già includere nel novero UNA sola litigata con mio fratello (cosa assai rara), un nostro bacio e abbraccio (cosa ancor più rara) e una punizione dai miei genitori. A quanto pare tornare tardi dalla serata di Capodanno senza avvisare è fonte di grandi preoccupazioni e conseguenti sproloqui terrificanti.
Quindi, o avuto molto tempo per leggere 'meditare sulla mia cattiva azione '.. e così ho terminato due bei libri cominciando alla grande questo 2015.
Sto parlando di Cercando Alaska di John Green, un libro che mi è stato regalato da una cara amica per Natale.


Miles Halter, solitario collezionista di Ultime Parole Famose, lascia la tranquilla vita di casa per cercare il suo Grande Forse a Culver Creek, una prestigiosa scuola in Alabama. Qui conosce Alaska. Brillante, buffa, svitata, imprevedibile e molto sexy, diventa per Miles un enigma, un pensiero fisso, una magnifica ossessione.

Queste tre righe non bastano a piegare l'oceano di emozioni che si riversa in 'Cercando Alaska' . Di John Green, galeotto il film, ho letto solo 'Colpa delle stelle' e il mio rapporto con questo libro è abbastanza controverso. Il libro mi è piaciuto e ovviamente ho pianto (come non si può?) ma non mi è rimasto nel cuore. Questo non è successo con Miles e Alaska. E' impossibile non provare un moto d'affetto verso questi due personaggi: Miles alias Ciccio è timido, riservato, un pasticcione, appassionato di Ultime Parole Famose , alcune delle quali davvero profonde. E poi c'è il vulcano Alaska: irriverente, intelligente, amante della lettura e delle poesie, divertente, bella e incasinata. Alaska è un vaso di Pandora, le sue emozioni sono scarsamente controllate ma anche diverse, confuse. Miles si innamora di Alaska e pare n clichè, no? Invece no. E' impossibile non amare Alaska. è impossibile non amare le sue battute, le sue sferzate, i suoi sorrisi, i suoi scherzi, le sue prese di posizione, le sue iniziative prese di pancia  e mai con la testa. Il grande interrogativo che ti si pone alla fine del libro non è 'Alaska ama Miles?', perchè non è un romanzo di questo genere, piuttosto chiedi 'Come si può uscire da questo labirinto?'. Questa è la domanda di Alaska, per chi soffre, per chi vive e se vivi necessariamente qualche volta soffri, qual è l'uscita dal labirinto?
Miles, Takumi, Lara, Il Colonnello dopo la scomparsa di Alaska cercano una risposta. Cominciano a cercarla inseguendo Alaska e i fantasmi che si portava dentro ma poi l'indagine va avanti individualmente per ognuno di loro.

'Da cento a zero in un nanosecondo. Avevo una voglia matta di stendermi accanto a lei sul divano, abbracciarla e dormire. Niente scopate da pornofilm, nemmeno sesso. Solo dormire insieme, nel senso più innocente del termine. Ma mi mancava il coraggio, lei aveva un ragazzo, io ero una frana e lei una fata, e io ero inguaribilmente noioso e lei infinitamente affascinante. Così me ne tornai nella mia stanza e crollai sul letto, pensando che se gli esseri umani fossero precipitazioni atmosferiche, io sarei stato una pioggerella, lei un ciclone.'

 John Green scrive ai cuori, indaga nelle sensazioni più intime, pone le domande al nostro io più profondo. Prendete il Grande Forse. Miles parte alla ricerca del suo Grande Forse e inizialmente lo individua in Alaska ma quando lei scompare, comprende che deve cercare altrove quello che vuole.
Ma cosa si intende per Grande Forse?
Il Grande Forse non è qualcosa che puoi spiegare oggettivamente, il Grande Forse è quello che noi pensiamo che esso sia. Per me il Grande Forse è il senso dell'esistenza. Per me il Grande Forse è la mia personalissima ricerca della felicità, intesa come quella condizione non assoluta ma fuggevole. Puoi trovarla in una persona o in gruppi di persone, in un animale, nella natura, nel sole e nel mare, potrebbe essere la meraviglia con cui guardi il mondo o la tenerezza con cui ti approcci agli altri.
John Green ci lascia con un interrogativo o più di uno. E' difficile chiedersi e riuscire a rispondere quale sia l'uscita dal labirinto della sofferenza ma tutti possiamo e dobbiamo andare alla ricerca del nostro Grande Forse. Dovremmo provarci tutti ogni giorno.

Quando gli adulti, con lo stupido sorriso di chi crede di saperla lunga, dicono: ''I giovani si credono invincibili'' non sanno quanto hanno ragione. La disperazione non fa per noi, perché niente può ferirci irreparabilmente. Ci crediamo invincibili perché lo siamo. Non possiamo nascere e non possiamo morire.
Come l'energia, possiamo solo cambiare forma, dimensioni, manifestazioni. [...] Quella parte di noi che è più grande della somma delle nostre parti non ha un inizio e non ha una fine, e dunque non può fallire.



Verdetto: Dipendente! Quattro piume e mezza! 


Voi cosa ne pensate? Ditemelo nei commenti! 
                                                                             

                                                                                    Bacini, Cris

2 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  2. Certo, ricambio ^_^
    Comunque per la grafica mi sono affidata ad una professionista nonchè un'amica e blogger, il contenuto è farina del mio sacco :p

    RispondiElimina